Cogliamo l'occasione della festa della donna per condividere i positivi dati elaborati e pubblicati recentemente dal Centro Studi del CNI: nel 2017 il 39% dei laureati nelle discipline STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) sono donne. L'Italia inoltre sembra eccellere anche nella competizione con i principali Paesi industrializzati, infatti in paesi quali Francia, Regno Unito, Olanda, e anche Stati Uniti la percentuale è più contenuta.

Ma il dato che ci fa più piacere è l'aumento progressivo del numero di donne ingegnere: nel 2017 le donne sono state il 28% dei laureati in ingegneria a fronte di una quota del 16% nei primi anni 2000. Anche le statistiche internazionali confermano come in Italia la quota di laureate in Ingegneria sia considerevolmente più elevata rispetto a molti Paesi europei, solo per fare qualche esempio: la Francia è ferma al 26%, l’Olanda ed il Belgio al 24%, l’Inghilterra al 23%, gli Sati Uniti al 20%.

Nonostante questi dati positivi occorre riconoscere quanto sia importante continuare il lavoro sulla parità di genere al di fuori delle aule universitarie iniziando dall'educazione dei più giovani fino alla reale valorizzazione della componente femminile della professione di ingegnere.

Infatti, secondo uno studio condotto dall’Unesco, in Italia solo lo 0,04% delle ragazze di 15 anni prevede di affrontare studi universitari nel campo dell’Ingegneria o delle ICT a fronte dell’1% dei ragazzi della stessa classe d’età.

Secondo le dichiarazioni del presidente del Presidente del CNI Armando Zambrano “Il fatto che un numero crescente di donne si laurei in ingegneria e che sia stata raggiunta una quota del 15% di donne iscritte al nostro Albo professionale, partendo dieci anni fa da numeri molto contenuti, per il CNI è solo un punto di inizio. Più donne nel mercato del lavoro significa più benessere e più equilibrio sociale, ma soprattutto più equità in termini di pari opportunità, cosa che nel nostro Paese manca. È sufficiente guardare, infatti, i dati sui divari di genere per capire l’entità del fenomeno e per capire quanta strada ancora c’è da percorrere”.

“Stanno cadendo progressivamente – continua Zembrano – gli ostacoli culturali che ancora fanno percepire le discipline tecniche e, l’ingegneria in particolare, come ostiche, più alle donne che agli uomini. Siamo lontani da traguardi di equità anche in questo campo, ma l’Italia ha fatto passi in avanti notevoli. Con orgoglio il Consiglio Nazionale degli Ingegneri constata che anche il numero delle iscritte all’Albo professionale è in costante crescita. Le donne ingegnere presenti nel nostro sistema ordinistico sono attualmente quasi 37.000, il 15,3% del totale, mentre erano il 12% nel 2012”.

In Italia il divario di genere è ancora più visibile nell'accesso delle donne alle discipline ed alle professioni tecniche. Il tasso di occupazione tra gli uomini laureati è pari all’83% mentre per le donne laureate è 74%: ben 9 punti percentuali di differenza, più elevato rispetto a Paesi come la Francia, la Gran Bretagna, o la Germania. Per non parlare delle differenze di retribuzione, che in Italia aumentano all’aumentare del livello di competenze: il c.d. gender pay gap è infatti il 5% nell’insieme dei settori produttivi del Paese, ma arriva al 29% nel settore delle attività scientifiche e professionali.

Parliamo oggi dei divari di genere, ma siamo consapevoli che le iniziative di comunicazione sul tema non possono concentrarsi solo in giornate o in rituali meramente retorici. Perciò, confidando nel sicuro supporto della community, ci impegnamo a condurre nel prossimo anno iniziative educative e digulgative che promuovano il ruolo della donna nel mondo del lavoro e in particolare nel settore ingegneristico. Resta aggiornato e facci sapere se hai qualche idea per un'iniziativa digitale o un'evento nella nostra sede di Cagliari :)

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Fonte: ufficio stampa Fondazione Consiglio Nazionale Ingegneri 
 

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